ScopriAMO il BurundiStoria, Lingua e Cultura

Contesto storico

Esistono reperti archeologici che testimoniano tracce di vita umana in Burundi risalenti a ben un milione di anni fa. Nella preistoria le terre del Burundi erano abitate dai Twa, pigmoidi di cui ancora oggi esistono alcuni piccoli gruppi. Seguendo la mutevole pista delle fonti storiche della tradizione orale, si può giungere alla non certa informazione che il Regno del Burundi sia stato fondato attorno al 1680 da Ntare Rushatsi. La sua dinastia sopravvive formalmente anche in età coloniale, fino al 1966. Similmente al Rwanda, con cui condivide più di un confine, il Burundi è caratterizzato dalla tensione tra differenti gruppi etnici hutu e tutsi. La dimensione e la natura del conflitto è antecedente all’arrivo degli europei, il cui operato ha però vincolato pesantemente la situazione esasperando l’odio e la distinzione etnica. Tutto ciò concorre all’esplosione del genocidio ruandese del 1994, ma anche se il Burundi non è ricordato per un episodio così tragicamente terribile, questo non significa che il paese sia lontano dalla realtà della violenza etnica, realtà con cui da secoli deve fare i conti. 

Lingua

Le lingue ufficiali del Burundi sono il kirundi, chiamato anche rundi o urundi (in kirundi ikirundi) e il francese, introdotto durante l’epoca coloniale. Il kirundi è una lingua rwanda-rundi, appartenente alla famiglia delle lingue bantu, molto simile al kinyarwanda; ed è parlata da tutta la popolazione burundese. 

Nel 2014 una legge ha approvato l’adozione dell’inglese come una delle lingue ufficiali del Burundi.

Infine, nel Paese è stata introdotto anche lo swahili come lingua commerciale.

Nella lingua kirundi l’articolo non esiste e il sostantivo riveste una particolare importanza. Inoltre sempre il sostantivo si compone di due parti: il prefisso, che varia a seconda della classe nominale di appartenenza; e il tema, proprio di ciascun nome. Ad esempio, nella parola “umugabo” (“uomo”), “umu-” è il prefisso nominale; mentre “-gabo” è il tema. 

Il kirundi non distingue tra genere maschile e femminile ma, come già detto, ogni sostantivo appartiene a una classe nominale, che in totale sono 10. L’aggettivo, il pronome e il verbo devono concordare con il nome cui si riferiscono: riprendendo l’esempio di umugabo, l’aggettivo che lo segue avrà come prefisso “mu-”; il pronome “u-” e il verbo “a-” con l’infisso verbale “-mu-”.

Cucina

L’agricoltura ha un ruolo fondamentale e rappresenta la principale risorsa dell’economia del Paese: si trovano infatti, oltre ai tipici prodotti come mais, miglio, sorgo, manioca, patate e legumi, le grandi piantagioni di caffè, che rappresenta il 90% delle esportazioni, cotone e thé.

La cucina del Paese è molto rappresentativa della cultura culinaria africana in quanto comprende fagioli (alla base dei piatti tipici burundesi), banane, piselli, cereali e patate dolci. Nel Paese non si consuma molta carne dato che l’allevamento di animali è un’occupazione secondaria. Stante ciò, sono presenti alcuni piatti tipici che includono carne di capra e di pecora (ma non di mucca).

Nelle aree vicino al lago Tanganica si consuma principalmente pesce: uno dei piatti più deliziosi del Burundi è dagaa (o ndagaa), piccoli pesciolini pescati nel lago, essiccati o fritti e poi immersi in una salsa di pomodoro insaporita da sale e olio. Questo piatto viene servito con verdure e spesso i pesciolini vengono utilizzati, insieme ad altri ingredienti, come farcitura per la preparazione dei samosa, una sorta di involtini a forma triangolare fritti.

Altro piatto tipico della tradizione burundese è il bugali, una sorta di polenta fatta con la farina di mais cotta in acqua fino ad ottenere un composto denso e omogeneo. Ne esiste anche una versione fatta con la farina di manioca, chiamata umutsina

Altri piatti tipici burundesi sono: ibiharage, fagiolini rossi stufati con cipolle e chilli; boko boko harees, pollo cotto con grano bulgur (o “grano spezzato”, un alimento costituito da grano duro integrale germogliato, che subisce un particolare processo di lavorazione), cipolle e curcuma; mukéké, pesce locale cotto a vapore su un fuoco all’aperto e accompagnato da una salsa di pomodoro e cipolla; carote speziate con peperoncino e semi di senape; brochette, spiedini di carne (di capra principalmente) grigliati; renga-renga, uno stufato di foglie di patate con arachidi, pomodoro, olio e sale; marahage, fagioli bolliti e insaporiti con olio di palma o latte di cocco (i fagioli, serviti come antipasto, non vengono mai salati e quindi mantengono il loro sapore dolciastro); e nyama, stufato di carne e pomodoro.

Ingrediente versatile che non può mancare nella preparazione di molti piatti burundesi è il platano, con il quale si fa il Ndizi, platano fritto nell’olio di palma e poi arricchito con salsa di pomodoro e spezie. Questo piatto costituisce uno snack o un contorno veramente gustoso.  

Tra le bevande più diffuse vi sono la birra di sorgo, l’impeke, e il vino di banane, l’urwarwa, prodotto per consumo personale e bevuto principalmente durante le feste. 

Ricetta del Boko boko harees

Ingredienti:

  • 600 g di grano intero o bulgur
  • 3 petti di pollo
  • 3 set di frattaglie di pollo
  • 1 cipolla grande grattugiata
  • 1 cipolla piccola tagliata a fette e tritata
  • 3 cucchiai di pasta di curcuma
  • 5 cucchiai di zucchero
  • ½ litro di acqua
  • 6 cucchiai di burro chiarificato (o ghi)
  • 2 cucchiai di sale

Procedimento: 

  1. Mettere il grano in acqua e lasciare in ammollo per 3 ore.
  2. Trascorse 3 ore, scolate il grano e mettetelo in una pentola grande insieme al pollo e alla cipolla grattugiata. Aggiungere acqua a sufficienza per coprire questo composto di 3 cm. Aggiungere metà del sale, portare ad ebollizione, abbassare la fiamma e lasciare sobbollire.
  3. Nel frattempo preparare una salsa di curcuma dolce tagliando le frattaglie di pollo a pezzetti molto piccoli e facendo sobbollire con la pasta di curcuma e 120ml di acqua. Aggiungere al composto un pizzico di sale e 3 cucchiai di zucchero. Cuocere delicatamente per 10 minuti, quindi lasciar raffreddare.
  4. Una volta che il grano è ben cotto e ammorbidito (circa 30 minuti) togliere i petti di pollo e tritarli finemente. Aggiungere di nuovo il pollo al grano e mescolare per amalgamare.
  5. Aggiungere 3 cucchiai di ghi (burro chiarificato) e continuare a mescolare fino a quando non è ben amalgamato. La pasta di frumento deve avere la consistenza di un impasto denso. Se è troppo liquida, cuocere ulteriormente per addensare la salsa. 
  6. Ora soffriggere la cipolla rimasta nel ghi rimasto. Cuocere finché non diventano croccanti.
  7. Per servire, lasciate raffreddare la miscela di pollo e frumento (Boko Boko Boko) fino a quando non si sarà appena calda e servitela in una ciotola, accompagnata dalla cipolla fritta e dalla salsa di curcuma in ciotole separate.

Artigianato, musica e balli

Oggetti tipici dell’artigianato sono i cesti intrecciati, creati soprattutto da donne e ragazze. Fatti dall’intreccio di fibre di papiro, rafia e foglie di banana, spesso vengono decorati con elaborate fantasie e disegni in tinte naturali. Questi preziosi contenitori hanno vari usi: possono essere utilizzati per contenere l’acqua o conservare cibi vari; oltre a rappresentare un ottimo recipiente, caricato sulla testa, per il trasporto da un luogo all’altro. Altri oggetti artigianali comprendono manufatti di cuoio e ferro, anch’essi quasi sempre decorati con fantasie geometriche simili a quelle presenti sui cesti. Con un’arte tramandata di padre in figlio, i fabbri modellavano lance per fini bellici e per la caccia. Inoltre il gruppo etnico twa è famoso per le ceramiche, la cui tradizione è antica di migliaia di anni. 

Le tinture utilizzate per decorare i manufatti artigianali derivano da estratti naturali di piante. L’artigianato locale offre moltissimi monili intagliati nel legno di ottima lavorazione, come anche oggetti in oro e con fantasiose decorazioni con perline, strumenti musicali tipici e stoffe. Il mercato dei tessuti di Bujumbura è famoso e vale davvero la visita, grazie alla varietà di stoffe colorate e di buona lavorazione che si possono trovare. Le spezie, il caffè e il tè sono degli altri prodotti locali che potreste desiderare di portare indietro con voi per i loro aromi particolari e il gusto di una terra che vi seguirà fino al vostro rientro in patria.

Per quanto concerne la musica, il Burundi possiede una tradizione musicale unica e antica. Le canzoni che vengono improvvisate durante le riunioni familiari prendono il nome di imvyino, caratterizzati da  un ritornello breve e ritmato. Un altro canto tipico burundese è l’indirimbo che viene eseguito da una singola persona o da un piccolo gruppo. Si distinguono poi altri due canti: il kwishongora, un canto ritmico eseguito dagli uomini, che si esibiscono con urla e vocalizzi; e il bilito, un canto eseguito dalle donne, caratterizzato dall’essere una forma di canzone sentimentale. A tutti i suddetti canti se ne aggiunge un ultimo, il cd. “canto sospirato”, il quale viene eseguito con un tono vocale basso, in modo da permettere agli strumenti che lo accompagnano di essere ascoltati molto più chiaramente. Gli strumenti tradizionali che accompagnano i canti sono: l’inanga, strumento a sei-otto corde che vibrano su una cassa cava; l’idono, un violino con una sola corda; l’ikihusehama, strumento a fiato simile a un clarinetto. Per quanto riguarda i tamburi (karyenda, ovvero “tamburo sacro”; inkiranya; amashako; ibishikiso), questi sono un simbolo di potere e dello status sociale: diversi uomini possono suonare contemporaneamente lo stesso tamburo e alternarsi per eseguire degli assoli. 

Un gruppo itinerante di musicisti molto noto è Les Maîtres-Tambours du Burundi (Tamburini del Burundi). Questo gruppo è composto da 30 percussionisti e ballerini e produce un suono energico e poliritmico scaturito dal tamburo inkiranya, cui si aggiungono il tamburo amashako, che fornisce un ritmo continuo, il tamburo ibishikiso, completando così l’impressionante suono. Il gruppo è stato molto influente e ha fatto molte registrazioni. Altro cantante burundese noto è Khadja Nin, il quale ha pubblicato diverse registrazioni, con testi in swahili, rundi e francese.

Come l’artigianato e i canti, anche la danza occupa un ruolo fondamentale nella cultura burundese. Le danze del Burundi sono accompagnate dal tamburo, il quale è uno strumento importantissimo per la cultura di questo Stato. Queste danze con la loro musica sono riuscite a farsi conoscere in tutto il mondo per la loro grandiosa interpretazione. Questi balli vengono effettuati nelle feste e cerimonie popolari coinvolgendo tutta la comunità e hanno un legame mistico tra il popolo, il tamburo e il tempo. Durante lo spettacolo viene formato un gruppo di una ventina di persone che entrano in scena suonando il tamburo appoggiato sulla testa e al contempo suonano, cantano e danzano. Il tamburista solista può esibirsi in una danza (di solito una danza di guerra) picchiando  il suo tamburo con gesti acrobatici che sfidano la gravità. Ogni danza ha  un significato proprio specifico. Sono danze di un’energia unica dal ritmo inebriante e vigoroso, che collega il danzatore tra il mondo spirituale e quello fisico. Una particolare forma di danza tutsi viene eseguita da un gruppo di ballerini molto abili che si sono fatti conoscere anche a livello internazionale: si tratta dei Tambouinaires du Burundi, i quali si sono esibiti a Berlino e New York. L’abbigliamento tradizionale indossato dai danzatori durante le esibizioni consiste in copricapi e abiti ricavati dalla pelle di leopardo. La danza, che trova origine nelle cerimonie della corte reale al tempo del regno Tutsi, è caratterizzata da una coreografia molto articolata in cui sono presenti molti salti. 

Un altro gruppo conosciuto che celebra il folklore nazionale è l’Intore Dancers, che ha vinto anche numerosi concorsi internazionali di danza. 

Festival

  • FESTICAB: Acronimo che sta per “Burundi International Cinema and Audiovisual Festival”. Si tratta di un evento consolidato negli anni; durante il quale vengono proiettati in diversi cinema del Paese, film provenienti da molti paesi africani. Il Festival è stato lanciato dall’ABCIS (Association burundaise des créateurs d’images et de sons) e nell’arco della sua durata vengono distribuiti premi nazionali e internazionali. Non ha una determinata data, in passato si è tenuto nei mesi di aprile, maggio o giugno.
  • Giornata Internazionale della Francofonia (20 marzo): ogni anno il Burundi indossa per una settimana i colori della Francia. In questo periodo in vari luoghi del Paese si svolgono con temi che cambiano di anno in anno spettacoli, workshop, concorsi e proiezioni.
  • Pam Award: si tratta di un festival musicale all’interno del quale si svolge un concorso che, in origine, si teneva in Uganda. Successivamente l’evento ha avuto modo di svilupparsi anche in Kenya, Tanzania e Rwanda. Gli artisti che vi si esibiscono possono essere ascoltati in concerto o in diretta radio durante la “Notte dei vincitori”.
  • Umuganuro: si tratta dell’annuale festa del sorgo, durante la quale i danzatori di corte (intore) si esibiscono nei tradizionali balli. A questi, si aggiungono i batteristi che intrattengono il pubblico suonando il karyenda (il tamburo sacro) con lo scopo di dare un volto non solo musicale ma anche simbolico al questo festival.
  • Vuga Festival: svoltosi per la prima volta lo scorso anno, questo evento ha cambiato l’immagine dello slam, dandogli nuova immagine. Il nuovo concetto di Street Slam ha alla base l’idea di “far incontrare le persone”. Le location dove si tengono le esibizioni dei flash mobs non vengono scelte per puro caso: sono luoghi che da nord a sud cercano di coprire tutta Bujumbura. Il festival riunisce artisti di diversa provenienza.

Lo slam è un legame che unisce popoli e culture, cercando di andare oltre alle questioni politiche. 

Per gli amanti dello sport

Nello sport, il Burundi ha raggiunto notevoli risultati nell’atletica leggera, con la figura di Vénuste Niyongabo, atleta specializzato nei 1500 e nei 5000 metri piani. Il suo oro vinto durante i giochi olimpici di Atlanta del 1996 rappresenta tuttora l’unica medaglia olimpica conquistata dal Paese. 

Il Burundi ha sia una squadra nazionale di calcio che di pallavolo, ma nessuna delle due ha ancora raggiunto risultati importanti.  

Bellezze da scoprire

Nel Paese sono presenti ben 3 Parchi Nazionali: 

  1. Kibira: situato nel nord-ovest del Burundi (al confine con il Rwanda, a continuazione del suo Parco Nazionale Nyungwe), in cima alle montagne del Congo-Nile Divide (a 1100 m s.l.m.), il Parco occupa un’area di 400 km2 . Il 16% del Parco è costituito dalla foresta pluviale primaria montana, adiacente a due ampie piantagioni di thé, Teza e Rwegura. Le specie arboree dominanti sono Symphonia globulifera, Newtonia buchananii, Albizia gummifera e Entandrophragma excelsum. La foresta contiene aree di torbiere montane e banchi di bambù. Un totale di 644 piante coltivate nel parco. Il Parco ospita 98 specie di mammiferi (tra cui scimpanzé e scimmie colobi bianchi e neri) nella foresta e 200 specie di uccelli (grande turaco blu, la poiana di montagna, la lanugine a macchie bianche, il pappagallo grigio, il trogone dalla coda a barrette e il bucero nero e bianco), venendo considerato “il sito più importante del Burundi per la conservazione degli uccelli della foresta montana”.
  2. Rusizi: è il più famoso parco nazionale del Burundi e le riserve sono al tempo stesso le più visitate grazie alla fauna selvatica più ricca e ai coccodrilli del fiume Rusizi.Il Parco è suddiviso in due aree significative, separate dalla strada Bujumbura-Uvira. La parte più grande del parco si trova sulla riva orientale del fiume Rusizi. Questa pianura alluvionale è larga 2 km e lunga 45 km con alberi di acacia, arbusti e praterie che dominano la vegetazione selvatica. Il Parco si trova a 15 km a nord della città di Bujumbura e ospita ippopotami e sitatunghe. Gustave, un coccodrillo del Nilo che si dice abbia ucciso 300 persone, vive qui.
  3. Ruvubu: è un’area di 508 km2 istituita nel 1980. Il Parco Nazionale di Ruvubu prende il nome dal fiume Ruvubu che attraversa il parco per tutta la sua lunghezza. L’intera zona rappresenta l’ultima vestigia dell’ecosistema naturale di praterie che un tempo copriva la maggior parte della parte nord-est del Burundi. Ospita numerose specie di fauna selvatica, in particolare ippopotamo, coccodrillo del Nilo, bufalo del Capo, numerose specie di cervo acquatico, cinque specie di primati, tra cui il babbuino olivastro, la scimmia di verve, la scimmia colobo rosso, la scimmia blu e il bushbaby del Senegal. Nel parco sono state registrate circa 200 specie di uccelli.

A questi, vanno poi aggiunte le diverse riserve naturali presenti sul territorio: Bururi Forest (una foresta d’altura); Réserve de Nkayamba; Forêt de Murehe; Lacs du Nord (8 laghi che fanno parte dello spartiacque del fiume Nilo: Cohoha, Gacamirindi, Gitamo, Kanzigiri, Mwungere, Narungazi, Rweru e Rwihinda); Réserve Naturelle de la Malagarazi; Paysage Aquatique Protégé du Nord; Réserve de Muyange; Gisagara; Kigwena Forest; Lac Rwihinda (Lago degli uccelli, un santuario per gli uccelli acquatici migratori); Makamba; Monge Forest; Rumonge; e Vyanda Forest (dove è possibile osservare gli scimpanzé). I due Paesaggi protetti: Mabanda/Nyanza-Lake (Lago Vittoria in Kinyarwanda) e Mukungu-Rukamabasi; e i due monumenti naturali: Chutes de Karera, spettacolare serie di cascate termali naturali di oltre 142 ettari a sud di Rutana; e Nyakazu Gorge, una montagna del Burundi situata nella provincia di Bururi, nella parte centrale del paese, a 80 km a sud-est della città principale di Bujumbura e la cui cima è a 2075 m s.l.m..

Altri luoghi da visitare sono: la residenza reale del Burundi; il tradizionale Mugamba rugo; i paesaggi naturali sacri di Muramvya, Mpotsa e Nkiko; Gasumo, la sorgente più meridionale del Nilo e il lago Tanganica, secondo lago più profondo del Pianeta e secondo per volume; la Biblioteca Nazionale di Bujumbura, fondata nel 1989; il Museo Nazionale di Gitega; il Museo Vivente di Bujumbura, che comprende giardini botanici e mostre di animali; Pietra di Livingstone e Stanley, monumento che si trova a dodici chilometri da Bujumbura, dove è possibile ammirare la pietra dove sbarcarono Livingstone e Stanley; e i centri urbani di Bujumbura, capitale e la più grande città del paese situata sulla costa nordest del lago Tanganika; Bururi, città meridionale; Cibitoke, nel nordovest; Gitega, la precedente capitale coloniale, seconda città più grande situata nel centro del paese; Muyinga, città del nordest e seconda più grande del paese; e Ngozi, città settentrionale.

 

Introduzione storica a cura di Francesco Scannavini 
Articolo di Caterina D’Onofrio e Marta Previtali

 

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