ScopriAMO il Senegal: Storia, Lingua e Cultura

Contesto storico

Le terre che sorgono intorno al fiume Senegal, vedono già dal primo millennio la presenza di comunità umane, traccia della loro antica esistenza è stata lasciata dal meraviglioso tumulo funerario di conchiglie vicino a Toubakuta. 

Questo antico paese africano unico nel suo genere è da sempre stato abitato da popolazioni di lingua wolof, rimanendo dal II al XI secolo sotto l’egemonia territoriale del regno del Ghana. Sebbene nel IX secolo si assista alla nascita eccezionale di un piccolo regno senegalese chiamato Tekrour, che comprendeva tutte le zone limitrofe al fiume, la storia di questo paese ci mostra come in antichità fosse occupato e spartito tra differenti regni (Ghana, Mali e Songhai). Soltanto nel 1200 si arriverà alla fondazione del regno di Wolof nel Senegal centrale, un piccolo impero destinato a crescere.

Il regno prende il nome dal popolo che lo fondò, i Wolof o Jolof-Jolof, ancora oggi etnia predominante nella regione. Il nome “Wolof” indica tuttora un’area culturale nel nord del Senegal che corrisponde allo storico regno, ovvero la parte orientale della regione Louga, zona semi arida del sahel, contigua al deserto del Sahara.

Lingua

La lingua ufficiale del Senegal è il francese, utilizzato dal Governo negli annunci pubblici e insegnata nelle scuole pubbliche. Vi sono però altre lingue riconosciute a livello nazionale: Wolof, Pulaar, Mandinka, Balanta-Ganja, Mandjak, Hassaniya Arabic, Noon, Jola-Fonyi, Serer, Soninke e Mankanya. Tra queste la più diffusa, parlata dall’80% ca della popolazione è il Wolof. Infine, nelle scuole secondarie viene insegnato il portoghese, riconosciuta come lingua minoritaria.

Il Wolof è la lingua madre del popolo Wolof, che vive nella regione occidentale dell’Africa e costituisce circa il 40% della popolazione del Senegal. Utilizzato originariamente dal popolo Lebu, oggi il Wolof può essere ascoltato in tutto il Senegal, la Mauritania e il Gambia. Appartiene alla famiglia linguistica Niger-Congo e al sottogruppo Senegambiano. È così diffuso che in Senegal viene considerato come la lingua degli affari, o la lingua franca del paese. Una curiosità a proposito di questa lingua è data dal fatto che la parola ‘straniero’ non esiste. I senegalesi utilizzano il termine wolof ‘gan’, ovvero ‘ospite’: il concetto di accoglienza e ospitalità è sacro. La popolazione locale nutre infatti un grande rispetto per il visitatore, in particolare se straniero. Viaggiare in Senegal significa, pertanto, essere innanzitutto ‘coccolati’ dalle persone del posto. A tal proposito si parla della famosa “Teranga” senegalese: Teranga è ospitalità, è accoglienza, non ha finalità di immagine, è reale attenzione, è rispetto, cortesia, gioia e rappresenta anche il piacere di ricevere un ospite nella dimora personale. La persona che arriva in Senegal viene accolta nella casa dell’ospitante e viene trattata con il massimo del riguardo. La solidarietà connessa all’accoglienza è la quintessenza del teranga, e tale solidarietà si ritrova nei contatti e nei rapporti che si possono sviluppare con la popolazione locale siano essi di amicizia, lavorativi o di altro tipo.

Un piccolo dizionario per iniziare a conoscere il wolof

Italiano Wolof
Buongiorno/Buonasera Salamalekum
Come sta? Nanga def?
Molto bene, grazie, e tu? Mangi fi rekk
Capisco/Non capisco Degg na/deggu ma
Scusi Baal ma
Arrivederci/Ciao Mangi dem
Benvenuto/a Akksil ak diam
Grazie (mille) Jërëjëf
Mi scusi/per favore Baal/su la neexee
Mi chiamo… Mangi tuddu
No, grazie Deedeet jërë-jëf
Si/No Waaw/Deedeet
Prego Amul solo/ Niokobok

 

 Cucina senegalese

  La cucina senegalese è ricca e variegata. Si passa da piatti semplici come la minestra di verdure a piatti più elaborati a base pesce. 

Ogni pasto viene accompagnato dal bissap, un infuso di Karkadè servito freddo, e concluso con l’offerta del “pane delle scimmie”, la polpa dolce e spezzettata del frutto del baobab (chimato bouye, frutto ricco di vitamine B1 e C).

   

Tra i piatti tipici di questo Paese troviamo lo yassa (pollo marinato nel riso con spezie e cipolle), il tiéboudienne (riso con pesce, legumi, semola di riso e spezie) e il mafé (pollo con salsa di arachide).

 

 

 

Per quanto riguarda frutta e verdura troviamo banane (tutto l’anno), angurie, meloni, agrumi, mango e papaya (d’estate), manioca, niébés (piccoli fagioli locali), pomodori piccoli quasi come ciliegie, gombos (per gli stufati) e bissap (per i piatti di riso o miglio). Tipiche sono anche alcune bevande come il vino di palma (diffuso nelle aree non musulmane), un infuso di zenzero e menta (di questa, è molto diffuso anche il tè), birre di produzione nazionale (quella di zenzero chiamata gingembre e quella di miglio) e il dakhar (decotto di tamarindo).

 

 

 

Ricetta Dello Yassa (Mettiti Alla Prova!): www.giallozafferano.it

 INGREDIENTI (x 4 persone):

PER IL POLLO:

  •       Pollo intero o già in pezzi 1,5 kg
  •       Cipolle bianche (circa 5) 1,2 kg
  •       Aglio grandi 2 spicchi
  •       Succo di limone (circa 40 g) 1
  •       Olio extravergine d’oliva 80 g
  •       Senape di Digione 50 g
  •       Peperoncino dolce 1 cucchiaino
  •       Brodo di pollo 1 l
  •       Sale fino q.b.

PER IL RISO:

  •       Riso Basmati 300 g
  •       Acqua 800 g
  •       Cannella in stecche 1
  •       Chiodi di garofano 3
  •       Cumino seme qualche
  •       Olio extravergine d’oliva 30 g

PREPARAZIONE:

  •       Per preparare il pollo yassa, iniziate dal taglio del pollo; con gli scarti potete preparare il brodo di pollo che servirà per la ricetta. Dividetelo nelle varie parti: cosce, petto, ali con un coltello apposito.
  •       Versate i pezzi di pollo in un tegame capiente dopo aver oleato bene il fondo e fate rosolare la carne per alcuni minuti a fuoco vivace, rigirandola per una cottura uniforme.
  •       Poi togliete il pollo dal tegame e disponetelo su una teglia, quindi tenetelo da parte al caldo. Nel frattempo tritate finemente le cipolle bianche e versatele nello stesso tegame in cui avrete conservato il fondo di cottura del pollo. Cuocetela a fuoco lento per circa 10 minuti, mescolando per non farla attaccare al fondo.
  •       Aggiungete l’aglio, il peperoncino e la senape; versate anche del brodo di pollo per favorire la cottura lenta e dolce della cipolla, insaporite con sale e pepe a piacere.
  •       Mescolate per amalgamare gli ingredienti; spremete il succo di limone e unitelo alla cipolla; fate cuocere altri 5-6 minuti o fino a quando la cipolla risulterà ben morbida.
  •       Quando quest’ultima si sarà appassita, aggiungete il pollo e fatelo insaporire rigirandolo più volte, quindi unite il brodo di pollo in modo che ricopra la carne. Lasciate cuocere per almeno 25-30 minuti. Una volta che sarà pronto, spegnete il fuoco e tenete in caldo.
  •       Mentre il pollo cuoce, preparate il riso di accompagnamento: sciacquate il riso sotto acqua corrente, poi mettetelo in ammollo in acqua a temperatura ambiente e coprite con pellicola trasparente: dovrà riposare almeno 20 minuti.
  •       In un tegame versate l’olio e le spezie, fatele rosolare a fuoco medio; intanto scolate bene il riso e tenete da parte l’acqua di ammollo. Versate il riso nel tegame con le spezie e tostatelo alcuni istanti mescolando con una spatola. Poi unite l’acqua in cui avevate tenuto in ammollo il riso. L’acqua dovrà ricoprire il riso e dovrà bollire almeno 5-6 minuti.
  •       Passato questo tempo, coprite con il coperchio e cuocete ancora per 10-15 minuti, finché non avrà incorporato tutta l’acqua; una volta cotto, infatti, dovrà risultare ben asciutto; potete quindi servire il pollo yassa accompagnato dal riso bianco.

Intrattenimento Senegalese

Genere musicale popolare è lo mbalax, un mix di percussioni tradizionali sabar e ritmi cubani. Si tratta un ritmo vivo e caratteristico ormai conosciuto a livello internazionale grazie al suo inventore, l’artista Youssou N’Dour (importante ricordare nel 1994 il duetto dal titolo «7 seconds» con Neneh Cherry). Altri cantanti noti sono sono Ismaël Lô, Baaba Maal, Akon, Mamady Keita.


Caratteristico strumento musicale a percussione è lo djembè,  una sorta di tamburo di origine Bambara (popolo del Mali). Secondo la popolazione locale, questo strumento ha il potere di mettere in comunicazione l’anima del suonatore non solo con il resto della comunità ma anche con gli spiriti degli antenati.

Segni distintivi del Senegal sono la ricchezza dell’abbigliamento, la varietà dei monili (tra cui ricordiamo i ‘gris gris’:  una serie di oggetti considerati veri e propri talismani in grado di portare il proprietario al successo, piuttosto che alla ricchezza o al benessere. Si possono trovare al Mercato dei Miracoli- Marché de Tilène-), la vivacità del make-up utilizzato dalle donne, i riti per invocare l’acqua, le capanne circolari col tetto forato al centro per raccogliere la pioggia. Infine, è possibile assistere alle grandi celebrazioni per le giornate di raccolto da parte delle popolazioni. Feste e festival sono numerosissimi: tra questi, è doveroso ricordare la leggendaria corsa motociclistica Parigi-Dakar, che ha avuto la sua prima edizione nel 1977 e che dal 2009 si è spostata in Sudamerica.

Per gli amanti dello sport

Lo sport nazionale del Paese è la tradizionale lotta coi pugni (Laamb), tra le più antiche e strutturate lotte africane.  Questa disciplina sportiva tipicamente senegalese viene praticata soprattutto dai giovani delle città. Non si tratta di una mera disciplina sportiva ma consiste in un mix tra rito, spettacolo e competizione ed è vissuta come una vera e propria cerimonia sacra. I lottatori combattono a mani nude, all’interno di un cerchio molto ampio disegnato sulla sabbia. La stagione dei combattimenti inizia a ottobre e finisce a maggio. Gli incontri durano 3 tempi da 15 minuti l’uno intervallati da pause di 5 minuti. Per vincere bisogna portare la testa, la schiena o i glutei dell’avversario a terra. 

L’incontro è preceduto da una cerimonia folcloristica. I lottatori vengono accompagnati da griot (poeti e cantanti) che suonano i tamburi, dal marabout che li benedice e da donne che cantano per incoraggiamento. La lotta, stando alle voci di chi la segue, sarebbe praticata da persone dotate di particolari poteri mistici: proprio per questo, in vista del combattimento i lottatori si cingono il corpo con numerosi amuleti e, al momento di entrare in campo, si spalmano spesso con liquidi dai colori simbolici. Il tutto viene sempre accompagnato da musiche e può avere una durata di oltre 6 ore. 

Altro sport più praticato e seguito dopo la lotta senegalese è il calcio. Les Lions du Senegal (“I Leoni del Senegal”), così è chiamata la nazionale di calcio del Senegal, ha ottenuto il suo miglior risultato nel Campionato mondiale del 2002 arrivando ai quarti di finale. Tra i giocatori senegalesi spicca in particolare El Hadji Diouf, inserito nella lista FIFA 100.  Infine, è necessario segnalare che il Senegal si è affermato internazionalmente nel campo dell’atletica leggera con Amy Mbacké Thiam, oro mondiale nei 400 metri piani, a Edmonton 2001, in Canada.

Patrimonio UNESCO

Il Senegal può vantare l’inserimento di ben sette dei suoi siti nella Lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO:

  1. L’Isola di Gorée (1978), ubicata di fronte a Dakar, che dal XV al XIX secolo fu il centro di commercio di schiavi più grande dell’Africa.
  2. Santuario nazionale degli uccelli di Djoudj (1981)
  3.   Parco nazionale di Niokolo-Koba (1981) 
  4.   Cerchi di pietra di Senegambia (2006)  
  5.   Parco nazionale del delta del Saloum (2011) 
  6.   Paese Bassari: paesaggi culturali Bassari, Fulani e Bedik (2012) 
  7.    Saint Louis, la più antica città costruita dagli europei in Africa Occidentale ed ex capitale senegalese. Ubicata a nord del paese su un’isola alla foce fiume Senegal, a 250 km dall’attuale capitale Dakar, Saint Louis è stata dichiarata nel 2000 Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco per il suo particolare contesto naturale e per la sua posizione, oltre che per la preziosa architettura coloniale. Per chi volesse visitarla, segnaliamo da vedere il Palazzo del Governatore del Settecento, il faro e le tipiche case con il tetto a terrazza dove si possono ancora notare le stanze un tempo destinate agli schiavi.

 

Altre bellezze da scoprire…

La Petite Côte, una striscia costiera che si estende per circa 100 km a sud di Dakar. Questa gemma, ogni anno, attira numerosi turisti da tutto il mondo non solo grazie alla finissima sabbia bianca ma anche grazie alla contrapposizione di questa ai vivaci colori che caratterizzano i villaggi che le fanno da contorno. Le località più gettonate sono quelle di Mbour e Saly dove, per gli amanti del relax, è possibile sorseggiare fantastici cocktails a base di frutta fresca all’ombra di grandi palme vista mare. Nel cuore della Petite Côte prende letteralmente vita la Laguna di Somone: una rientranza costiera separata dall’oceano da una lingua di sabbia ove è possibile avvistare numerosissime specie di uccelli, tra i quali pellicani e meravigliosi fenicotteri.

    

Un altro gioiello tutto da scoprire del Senegal è il Lago Rosa (Retba o Lac Rose). Collocato a nord-est di Dakar, questa meraviglia prende il suo nome dal caratteristico color rosa delle sue acque, dovuto alla presenza delle alghe che lo popolano e che producono un pigmento rosso.

Introduzione storica a cura di Francesco Scannavini 
Articolo di Caterina D’Onofrio e Marta Previtali

 

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