RAPPRESENTANZA NAZIONALE DEGLI OPERATORI VOLONTARI SCU

INTERVISTA A FELICIANA E GIOVANNI

Feliciana Farnese – Presidente della Consulta Nazionale del Servizio Civile

Feliciana ha studiato Scienze Politiche a Napoli e attualmente collabora con un’associazione di volontariato incontrata proprio nel suo percorso di servizio civile.

L’elezione di Feliciana è avvenuta il 21 maggio del 2016, poco prima dell’emanazione della Legge n. 106 Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale, avvenuta il 6 giugno 2016. Feliciana è stata inizialmente eletta Delegato della sua Regione, la Campania, e successivamente Rappresentante Nazionale per la Macroarea Sud. All’epoca era ancora in vigore la Legge n. 64/2001: “ho avuto la fortuna di vivere il passaggio storico della riforma del Servizio Civile, da Nazionale ad Universale”.

Oggi, invece, con D.lgs. 40/2017 la Consulta Nazionale per il Servizio Civile Universale prende una forma nuova passando da 15 a 23 membri ma resta sua funzione centrale quella di essere organismo di riferimento e di confronto per tutte le questioni che nel nostro Paese riguardano il Servizio Civile.

Al tavolo della Consulta sono seduti: 9 rappresentanti scelti tra gli Enti appartenenti all’albo del Servizio Civile, 3 rappresentanti designati dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome, 3 rappresentanti designati dell’ANCI (Associazione nazionale comuni italiani), 4 rappresentanti scelti nell’ambito del coordinamento tra Enti e 4 membri eletti dalla Rappresentanza Nazionale degli operatori volontari. La riforma non ha cambiato le funzioni della Consulta ma ha aumentato il numero delle sue componenti, fatta eccezione per il numero dei rappresentanti degli operatori volontari, determinando di fatto un difetto di democrazia.

Feliciana dal 29 luglio scorso è la nuova Presidente della Consulta Nazionale per il Servizio Civile Universale. “Questo è stato possibile grazie al sostegno di tutti i membri della Consulta” che hanno espresso la volontà di affidare ad una giovane Rappresentante il ruolo rappresentativo e di coordinamento dei lavori di questo importante organismo. “Un passaggio storico importante per la Rappresentanza e per tutto il Sistema Servizio Civile”: la Consulta, che nasce nel 1998, non aveva mai designato una Rappresentante dei volontari come suo Presidente prima d’oggi, tale ruolo era sempre stato ricoperto dagli Enti o comunque da membri per così dire “adulti”. Questo è il simbolo della voglia dei giovani di partecipare, di voler essere protagonisti e di farsi carico della responsabilità degli incarichi che assumono, allo stesso modo rappresenta la volontà di quegli stessi “adulti” di accordargli fiducia.

Giovanni Rende – Rappresentante nazionale dei volontari SCU

Giovanni vive a Perugia dove sta concludendo i suoi studi in Giurisprudenza e dove nell’anno 2017/18 ha svolto il Servizio Civile presso il Comune occupandosi di indagini statistiche su Fontivegge – un quartiere svantaggiato della città–all’interno un progetto finanziato nell’ambito del Bando Periferie. Durante il suo anno di servizio entra a far parte della Delegazione Regionale e successivamente della Rappresentanza Nazionale. Decide di iniziare questo percorso per due motivi principali: la passione e la riconoscenza.

“La passione è quella che ci metto nella Rappresentanza, nel senso che per me non è solo un modo di dare un mio personale contributo alla società ma anche qualcosa che mi appassiona. Riconoscenza perché credo che tutti i benefici di cui godiamo oggi siano frutto di un lavoro di qualcuno venuto prima di noi. Riconoscenza rispetto a chi ha lavorato per noi e quindi anche un obbligo da parte nostra di lavorare, per noi innanzitutto, ma anche per chi verrà dopo di noi.”

Giovanni qual è la funzione e la composizione della Rappresentanza?

Formalmente è prevista solo una funzione e solo dei Rappresentanti Nazionali, ovvero nel D.lgs. 40/2017 è previsto esclusivamente che i quattro Rappresentanti Nazionali siano parte della Consulta e che svolgano quindi funzioni di rappresentanza dei volontari. Questo non vuol dire che sia l’unica funzione che svolgono, anche perché la Rappresentanza non è composta solo da noi Rappresentanti Nazionali ma anche da una settantina di Delegati Regionali per i quali la legge non prevede nessuna funzione, ma questo non significa che non ce l’abbiano. È la persona a dare significato al ruolo: abbiamo dei delegati che si sono candidati senza neanche scrivere i programmi ma altri che invece si sono dati molto da fare. Quindi le funzioni svolte dipendono tanto dalle iniziative dei Rappresentanti stessi. Detto questo, le funzioni più tipiche sono:

  •       Essere costantemente e quotidianamente a contatto con il Dipartimento per esporre quali sono i problemi dei volontari e cercare di trovare una soluzione insieme, nonché per intervenire in caso di modifiche normative (Rappresentanti Nazionali)
  •       Essere in dialogo costante con i volontari stessi anche essendo presenti sul territorio (partecipando ad eventi di promozione, etc.) e partecipando attivamente alla formazione dei volontari curando in prima persona – in presenza o da remoto – il Modulo obbligatorio sulla Rappresentanza (Rappresentanti Nazionali e Delegati Regionali)

I Delegati Regionali sono eletti direttamente dai volontari e sono minimo 2 per ogni Regione (le Province autonome fanno Regione a sé stanti e l’Estero viene considerato come fosse una Regione) fino ad un massimo di 10 in base al numero di volontari in servizio per Regione. I Delegati Regionali eleggono poi, all’interno di ogni regione, un Rappresentante Regionale come portavoce e i quattro Rappresentanti Nazionali divisi in Macroaree: Nord, Centro, Sud ed Estero.

Giovanni, questo è stato un anno difficile anche per il Servizio Civile Universale a causa del COVID-19. Qual è stato il vostro ruolo durante l’emergenza?

In questo senso è stato un anno difficile, eravamo impreparati e questo va detto. Il Servizio Civile non aveva un sistema di risposta a un’emergenza del genere, che eppure è un nostro dovere, senza farsene una colpa, in quanto – per fortuna – l’Italia non ha mai vissuto una situazione del genere. Ci siamo resi conto che dobbiamo fare in modo che il Servizio Civile – che nasce come Istituto per la difesa non armata della Patria –sia preparato nel caso in cui in futuro si ripresentasse una situazione analoga. A marzo non eravamo preparati, però tutto il sistema Servizio Civile – volontari, Enti, Comuni, Regioni, Dipartimento – ha risposto bene. È stato un sistema resiliente: si è lavorato giorno e notte per trovare una soluzione. Il 4 aprile è uscita una circolare del Dipartimento, che è stato frutto di una consultazione condivisa tra tutti gli stakeholders, in cui sono state dettate le disposizioni per andare avanti nonostante la situazione di crisi. Devo dire che c’è stato un lavoro eccezionale da parte di tutti, soprattutto del Dipartimento che ha capito la situazione e dimostrato molta flessibilità dando la possibilità di fare gemellaggi tra Enti (anche non di Servizio Civile) e di riattivare i servizi anche da remoto. C’è stata quindi un’ottima risposta dal punto di vista normativo, tempestiva e qualitativamente buona, e la reazione è stata altrettanto positiva: più del 70% degli Enti al 15 di aprile si era riattivato e la quasi totalità dei volontari nazionali è tornata in servizio. È stata un’occasione che ci ha permesso di capire di essere resilienti ma abbiamo anche scoperto che una certa flessibilità all’interno del Servizio Civile non crea disastri, parlo in particolare della possibilità di gemellaggio e della rimodulazione da remoto. Credo, e spero, che alcune delle modifiche emergenziali che abbiamo introdotto possano essere mantenute anche nel servizio ordinario.

Il ruolo specifico della Rappresentanza è stato innanzitutto quello di partecipare a tutti i momenti di dialogo e di portare al tavolo quelle che erano le esigenze dei volontari che, salvo quella dei 29 anni che non era possibile fare con normativa del Dipartimento, sono state tutte esaudite. Altro intervento concreto è stato quello di permettere, grazie al Dipartimento che lo ha concesso fin dall’inizio, la possibilità di interrompere il servizio con l’opportunità però di ricandidarsi al Bando successivo. Una cosa a cui tengo, che abbiamo proposto noi rappresentanti ed è stata accettata dal Dipartimento, è stata quella di far sì che a coloro che si trovavano in sospensione temporanea venisse comunque versato l’assegno mensile. Questo tenendo conto che l’assegno rappresenta un rimborso ed è stato quindi considerato un anticipo che si avrebbe smesso di percepire una volta ripreso il servizio per il periodo corrispondente agli assegni che erano già stati ricevuti.

Una situazione particolare è quella degli gli operatori impiegati all’estero: alcuni di loro avevano iniziato il servizio e sono rientrati a causa del COVID-19, altri invece non sono mai potuti partire. Diversi volontari hanno deciso di rinunciare per riprovare a candidarsi al prossimo bando, altri invece (soprattutto chi ha compiuto o sta per compiere i 29 anni) sono rimasti in attesa nella speranza di riuscire a ripartire. Sembra che il MAECI abbia sconsigliato tutte le partenze per i Paesi extra Schengen e questo ha creato uno stato di sconforto in molti operatori volontari. Qual è il vostro commento a riguardo?

Feliciana: “Questi sono gli scenari per quanto riguarda i progetti da svolgersi all’estero: interromperli definitivamente, rimodulare i progetti cambiando i Paesi di destinazione o riconvertendoli sul territorio italiano, anche su attività diverse. Laddove invece, l’Ente abbia comunque la volontà di far partire i volontari verso un Paese dell’area extra Schengen, il Dipartimento si è reso disponibile a ricevere una relazione che dettagli una condizione favorevole alla ripartenza dei ragazzi, al fine di farla ulteriormente valutare al MAECI affinché possa prendere in considerazione un’eventuale ripartenza.

Le motivazioni della decisione sono state evidenziate, tra queste rimane il fatto che gli spostamenti da e per l’Italia risultano ancora complessi, così come le procedure adottate nei diversi Paesi sono differenti. Nonostante alcuni Paesi abbiano registrato dei dati che appaiono positivi, in realtà va anche considerato che in certe aree non si effettuano controlli in numero sufficiente e/o in modo adeguato, quindi non è possibile essere a conoscenza delle loro reali situazioni sanitarie. Quello che si vorrebbe evitare, come è accaduto nel periodo più acuto dell’emergenza, è di dover poi fare dei rimpatri che potrebbero diventare complicati da effettuare. Quindi l’atteggiamento del MEACI in questo caso è prudenziale poiché i volontari stipulano un contratto con lo Stato.

Dopo che ci è stato assicurato che il MAECI ha provveduto ad un’analisi accurata per ogni Paese di destinazione, abbiamo invitato gli enti e i volontari a confrontarsi, ciò non toglie che comunque le loro aspettative possano essere state disattese e che quindi sentano il bisogno di esprimere la delusione nonostante i chiarimenti, ed è sacrosanto. Gli Enti riusciranno a confrontarsi direttamente con il Dipartimento e il MAECI in una prossima riunione prevista per il 10 ottobre e capiremo se lo Stato riterrà che in via prudenziale non ci siano comunque le condizioni per poter partire. Rimane però un dato: i volontari che già stanno operando all’estero proseguiranno il loro servizio all’estero, a meno che non subentrino condizioni di criticità che li costringano al rientro in Italia.

 

Giovanni:

Come ha già detto Feliciana, si farà tutto il possibile per permettere ai volontari di partire per l’estero, possibilmente per un progetto simile, se non in destinazioni extra UE in Europa stessa. Per altro questa decisione del MEACI è trasversale, non vale solo per i volontari SCU, ma è stata adottata anche in altri contesti come ad esempio nell’ambito dei tirocini MAECI-CRUI. Io stesso avrei dovuto svolgere il tirocinio in Iran e sono stato ricollocato in una Paese dell’Unione Europea.

Molti ci hanno contattati per la questione dei 29 anni, chiedendo se fosse possibile fare una deroga in questo senso. La rappresentanza ha posto la questione al Ministro, per cui quanto nella nostra facoltà l’abbiamo fatto. Purtroppo, il Ministro stesso ci ha detto in maniera molto chiara che è improbabile che questa deroga venga fatta in quanto il limite dei 29 anni è previsto direttamente del D.lgs. 40/2017 e quindi, per un’eventuale deroga, sarebbe necessaria una legge primaria che vada a modificare il Decreto Legislativo stesso. Probabilmente nei prossimi mesi avremo la possibilità di intervenire da un punto di vista normativo sul D.lgs.40/2017, tuttavia, ponendo subito la questione dei 29 anni, ci è stato subito spiegato come, trattandosi di una questione molto limitata che riguarda solo quest’anno e solo una parte dei volontari estero – di cui molti hanno rinunciato o sono stati riconvertiti- non sarà possibile inserire in una legge dello Stato, che per definizione deve essere generale e astratta, una deroga che permetta ai volontari del 2019 che compiono i 29 anni di potersi ricandidare. Temo quindi che chi è prossimo al compimento dei 29 anni debba accontentarsi di partire per una destinazione europea.

Ultima cosa è importante sottolineare che la divisione Europa/non Europa non ha esclusivamente a che fare con la situazione epidemiologica ma anche, e soprattutto in alcuni casi come quello della Francia, è stata una scelta di natura politica. Il Governo, che si orienta in senso europeista, cerca di comportarsi all’interno dell’Europa come si trattasse di uno Stato unico. La decisione quindi non è stata presa perché non sia stata fatta una valutazione sanitaria al di fuori dell’Europa, altrimenti sarebbe assurdo visti i dati, ma la motivazione – che è comprensibile anche se non condivisibile – è la volontà di mantenere aperti i confini interni europei anche in momenti di crisi.

Un’altra obiezione che ci è stata fatta da molti volontari è il fatto che alcuni Paesi esteri, secondo il MAECI, sono visitabili per motivi di turismo e/o lavoro ma non per il Servizio Civile. In quest’ottica va sottolineato che una cosa è il parere del MAECI, altra cosa è quello che decide il Paese per l’entrata degli stranieri. In linea di massima è difficile che un Paese – soprattutto quelli occidentali – vieti l’uscita dal Paese, il problema potrebbe invece essere l’ingresso nel Paese di destinazione.

Avete qualche messaggio che vi piacerebbe condividere con gli operatori volontari del Servizio Civile Universale?

Feliciana:

Innanzitutto, ricordo che il 12 ottobre si terranno le elezioni dei Rappresentanti degli operatori volontari, questo sarà un momento importante e più volontari esprimeranno il proprio voto, maggiore sarà la legittimazione che riceveranno i rappresentanti a parlare a loro nome. Vorrei inoltre lanciare un messaggio ai candidati, soprattutto a quelli che verranno eletti: le cariche sono poltrone vuote sta a chi le interpreta caricarle di senso e significato. Il mio consiglio è quello che se vogliamo cambiare le cose dobbiamo metterci in gioco affinché cambino smettendo di addebitare sempre a qualcun altro la responsabilità delle cose che non ci soddisfano.

Giovanni:

Mi aggrego al messaggio di Feliciana sull’importanza di votare il 12- 16 ottobre (chiusura dei seggi alle ore 15:00 del 16 ottobre). È bene ricordare che i benefici di cui godono i volontari oggi è merito del lavoro della Rappresentanza, a conferma di ciò vi porto due esempi tangibili:

L’orario di servizio: da 30/36 ore a 25 ore. Questa proposta fu fatta dalla Rappresentanza al fine di parificare le ore di servizio per tutti eliminando il discrimine tra i volontari che prestavano orari di servizio diversi a fronte di uno stesso assegno, ma anche per rendere l’impegno del servizio compatibile con quelle che sono le esigenze di un giovane tra i 18 e i 28 anni.

Permessi universitari.Oggi i volontari in servizio che sono anche studenti universitari (che rappresentano circa il 30%) possono usufruire di permessi speciali per sostenere gli esami. Prima della riforma questo non era possibile: per dare gli esami i volontari dovevano usufruire dei permessi ordinari (che sono 20) oppure fare in modo di poter presenziare all’esame senza però mancare al servizio.

Per me la Rappresentanza costituisce un debito e un’opportunità per tutti noi. Votare è un modo per fornirgli gli strumenti affinché possa essere operativa.

Attraverso quale canale i volontari in servizio possono contattarvi?

Attraverso la nostra e-mail che è: rappresentantinazionali@gmail.com

Oppure attraverso la nostra pagina Facebook che è: https://www.facebook.com/rappresentanzasc

A cura di Veronica Giordani

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