ScopriAMO il RwandaStoria, Lingua e Cultura

Contesto Storico

Il piccolo territorio del Rwanda vede sin dall’antichità la presenza di tre differenti società tribali. Tutsi, Hutu e Twa. Il terzo gruppo è oggi quello minoritario, anche se fu il primo ad abitare i territori ruandesi. Il gruppo tribale dei Twa è formato da piccole popolazioni di pigmei cacciatori raccoglitori. Tristemente celebre è invece la separazione tra i primi due gruppi, resa nota dal sangue di uno dei più brutali genocidi della storia, le cui cause cercheremo di inquadrare in un altro momento limitandoci per ora a ricordare le immense responsabilità del sistema coloniale europeo nell’esplosione del conflitto. Per comprendere meglio ci ritroviamo a approfondire questa classificazione etnica, anche se essa è, come ogni classificazione etnica, una mera finzione culturale costruita con un approccio razzista e categorizzante. I tutsi (watussi) erano tendenzialmente alti, magri e di tonalità di pelle più chiara rispetto agli hutu, più bassi, tarchiati e scuri, con i lineamenti africani maggiormente accentuati. La contrapposizione era anche economica e sociale. I tutsi erano aristocratici e dediti all’allevamento (re) mentre gli hutu erano considerati come schiavi bantu, dediti all’agricoltura. Dal XIV secolo in poi si sviluppano diversi regni tutsi, 8 erano i regni di re Kapi Tutsi. Nel corso della loro evoluzione storica si giunge alla monarchia. Il re, che comanda per diritto divino è Mwami. Altra figura di potere è la regina madre e gli abiiru, i ritualisti.  Il regno è diviso in province amministrate da un capo nominato da Mwami. In ogni provincia vi sono distretti amministrativi. In ogni distretto amministrativo il prefetto del suolo è un hutu mentre il prefetto dei pascoli è un tutsi. Vi sono diversi hutu anche tra i sottocapi. Il loro coinvolgimento politico è alto. La mobilità tra i diversi gruppi era resa possibile dai matrimoni e dagli scambi economici. Molti tutsi sposano donne hutu. E’ tutsi colui che possiede il bestiame, la ricchezza. Un hutu che diviene allevatore può divenire tutsi, dehutuizzazione. Nello stesso modo in cui nel momento in cui un tutsi prende il bestiame incorre in un processo di hutuizzazione. Quella tra hutu e tutsi è dunque una distinzione sociale, nulla di genetico, religioso o linguistico. Sarà la classificazione documentale e il profiling razziale del colonialismo europeo a rendere rigide queste due categorie, imbrigliandole in due separati confini identitari. 

Lingua

Le lingue ufficiali parlate in Rwanda sono:

  • il kinyarwanda, lingua di origine bantu che conta ben più di 12 milioni di parlanti in diversi paesi africani (R.D. Congo, Rwanda e Uganda). Si è sviluppata come lingua d’identità culturale dei tre gruppi etnici presenti sul territorio ruandese nell’arco del XXV secolo e, ad oggi, è l’unica lingua etnica parlata in Rwanda. Si tratta di una lingua tonale che utilizza l’alfabeto latino in cui però mancano le lettere “q” e “x”. E’ parlata da ca. il 93% della popolazione e questo la rende la lingua più diffusa nel Paese. E’ inoltre impiegata, essendo una delle lingue ufficiali, nelle istituzioni, nell’amministrazione, nei media, nel commercio e nelle scuole.
  • Il francese venne introdotto nel Paese durante il periodo coloniale belga e adottato successivamente come una delle lingue ufficiali. Solo una piccolissima percentuale della popolazione ruandese parla francese,preferendo l’inglese anche in vista del coinvolgimento dei francesi nel genocidio del ‘94. 
  • L’inglese è stato adottato come lingua ufficiale solo nel XX secolo, ma già a partire dal 2008 venne introdotto nelle scuole. La sostituzione dal francese all’inglese è avvenuta per volontà dei ruandesi di spezzare l’influenza francese e di avvicinare il Paese coi paesi dell’Africa orientale, paesi in cui l’inglese è la lingua ufficiale. Inoltre, l’adozione dell’inglese ha contribuito ad attirare maggiori investimenti esteri di madrelingua inglese.
  • Lo swahili è diventato lingua ufficiale nel 2017 in seguito alle richieste da parte delle comunità provenienti dall’Africa orientale presenti nel territorio ruandese. Il governo ha previsto che lo swahili venga insegnato nelle scuole oltre che adottato nelle funzioni amministrative e nei documenti ufficiali.

Piccolo dizionario per iniziare a parlare kinyarwanda:

ITALIANO KINYARWANDA
CIAO MURAHO
ARRIVEDERCI MURABEHO
BENVENUTO/A MURAKAZA NEZA
BUONGIORNO MWARAMUTSE
BUON POMERIGGIO MWIRIWE
BUONASERA UMUGOROBA MWIZA
COME STAI? AMAKURO
STO BENE NI MEZA
GRAZIE (TANTE) MURAKOZE (CYANE)
PREGO NTACYO
COME TI CHIAMI? WITWA NDE?
IO MI CHIAMO  NITWA
SI YEGO
NO OYA
BUON APPETITO MURYOHE RWE
PIANO PIANO (da usare con i piki-piki, i mototaxi) BUHORO BUHORO
UOMO BIANCO (come vi sentirete chiamare dai bambini dei villaggi) UMUZUNGU (ABAZUNGU al plurale)
AMICO (MIO) INSHUTI (WANJYE)

 

Cucina 

La cucina ruandese è una delle più ricche della regione africana dei grandi laghi. Alla base dei numerosi piatti locali troviamo i piselli (chiamati Amashaza), la soia e il riso (Umuceli). 

La tipica colazione consiste nel mangiare patate dolci (Ibijumba) accompagnate dal latte condensato (Ikivuguto). Altro ingrediente molto utilizzato è la cassava (conosciuta anche con il nome di manioca o scientificamente manihot esculenta) che può essere consumata come verdura o impiegata nella preparazione di vari piatti: l’isombe, tipico stufato preparato con le foglie di cassava e altri ingredienti tra cui pomodori, cipolle, aglio e spezie varie (anche se non contiene carne, il piatto assume un sapore che la ricorda dato che le foglie di cassava vengono cotte nel brodo di manzo), spesso servito con riso e/o fagioli (ibishyimbo); e l’ubugali, la farina di manioca con cui viene preparato l’ugali (una specie di polenta che può essere preparata anche con la farina di mais) servito con pesce, carne, verdure stufate, piselli, … . L’ugali, per il basso costo ed essendo un piatto buono, semplice e nutriente, viene cucinato praticamente tutti i giorni. E’ conosciuto per essere un piatto cucinato in occasione delle feste (battesimi, matrimoni, riunioni familiari, …). Viene, infine, arricchito con diverse salse, la principale è la salsa di arachidi che rende il piatto un’incredibile fonte di energia.

Per la preparazione dell’ubugali può essere utilizzato anche il sorgo (chiamato amasaka), una pianta graminacea (quinto cereale per importanza nell’economia agricola mondiale) molto importante per la sua resistenza alla siccità. Con questa pianta viene preparato inoltre una birra tipica ruandese che prende il nome di ikigage.Questa non viene venduta ma bensì prodotta in casa per consumo personale: il cereale, ricoperto d’acqua viene lasciato per tre giorni a fermentare in un barile; viene poi esposto al sole per essiccare 3-4 giorni; trasformato in una farina, viene diluita con acqua; infine viene aggiunto del malto (per aiutare la fermentazione) e lasciato al caldo per una notte; il giorno dopo è possibile consumare la bevanda. Se viene aggiunto anche del miele (ubuki, miele pregiato e famoso che viene impiegato non solo nella preparazione di piatti tipici del Paese, ma anche come medicina tradizionale per la cura di numerose malattie) si ottiene l’inkangaza, una birra di alta qualità che viene consumata solo per occasioni importanti.

Sempre con la farina di sorgo e una punta di farina di cassava si prepara un pane tipico della cucina ruandese: il rukacarara. Questo pane viene prodotto principalmente per consumo personale ed è tipico delle zone meridionali del Paese, come il distretto di Nyamagabe. La preparazione del rukacarara veniva associata alle celebrazioni della festa del raccolto che aveva luogo il primo giorno di agosto. Gli abitanti erano soliti portare i diversi raccolti alla corte del re, dove si riunivano per mangiare tutti insieme, ma l’alimento più importante era proprio il pane di sorgo. Durante i festeggiamenti le persone ballavano e gioivano del raccolto, bevendo birre al sorgo e alla banana (quest’ultima è l’urwagwa). 

Questo pane era poi associato anche alla pratica conosciuta come gusohora umwana, una tipica cerimonia per dare i nomi ai bambini all’ottavo giorno di vita. Durante questa festa, parenti e amici prendono parte alla scelta del nome del bambino e il tutto viene celebrato con i tipici piatti ruandesi, tra cui il rukacarara.

Tra gli altri prodotti tipici troviamo il burro ikimuri, un burro tradizionale realizzato dalle donne con il latte di una razza bovina locale (Inyambo) considerata sacra dalla popolazione locale; banane (e la già citata birra), ananas, legumi, arachidi, batata, pesce di lago (tilapia), carni bovine e caprine (animali impiegati principalmente per la produzione di latte), fagiolini, pomodori, peperoni verdi e ignami. I prodotti che vengono poi esportati sono principalmente thé, caffè, tabacco, soia, piretro, arachidi e altre piante da cui ricavare olio. E’ stata poi recentemente approvata una legge per la coltivazione di cannabis destinata alla ricerca e alle industrie farmaceutiche straniere.

Il burro ikimuri viene preparato in una calabash, una zucca svuotata utilizzata come recipiente coperto da foglie di banano. Il latte munto 3 giorni prima viene mescolato con acqua fino a quando non comincia a separarsi (procedimento che prende il nome di gucunda): il liquido viene messo da parte in delle ciotole di legno, dette inkongoro (e secondo il folklore locale viene dato solo alle donne e ai bambini, poiché gli uomini perderebbero virilità bevendolo), mentre il burro viene messo in grosse ciotole, chiamate umumuna

Tra gli altri piatti tipici invece vi sono le brochettes, tipici spiedini di carne (capra o manzo) o di pesce grigliati con contorno di patate fritte o di chips di banana; samosa (o sambusa), involtini dal ripieno molto saporito (carne, vedure con spezie), tipici della cucina indiana; agatogo, una sorta di stufato di banane e una specie di cavolo (brassica oleracea); chapati, un pane sottile tipico indiano; rolex, un chapati con all’interno una sorta di frittata; e, infine, ricordiamo i mandazi, una sorta di grosso pasticcino fritto a forma di palla leggermente dolce che può essere accompagnato da burro di arachidi, zucchero a velo, gelatina, miele, cannella, … .

Ricetta dell’agatogo con cavolo verde

Ingredienti per 4 persone:

  • olio vegetale q.b.
  • 1 cipolla grande tritata
  • 5 spicchi di aglio a fette
  • 6 cucchiaini di concentrato di pomodoro 
  • 4 banane verdi (platani)
  • 3 tazze di cavolo verde tagliato a fettine sottili (ca. ⅓ di un mazzo)
  • 1 litro di brodo vegetale (o acqua)
  • ½ tazza di noccioline

Procedimento:

  1. Per prima cosa, bisogna capire come sbucciare le banane verdi. La buccia si attacca saldamente alla polpa, quindi si consiglia di tagliarle in pezzi, ciascuno dei quali andranno poi tagliati una volta lungo il fianco. In questo modo sarà più facile rompere la buccia.
  2. Soffriggere la cipolla con un po’ di olio vegetale fino a farla ammorbidire, poi aggiungere l’aglio e continuare la cottura fino a quando le cipolle non cominciano a dorare. Aggiungete il concentrato di pomodoro, sempre mescolando per bene, poi le banane, le verdure, e il brodo vegetale. Aggiungete il sale a piacere. 
  3. Lasciate sobbollire a fuoco lento per circa 30 minuti, o fino a quando le banane verdi sono tenere e non più bianche. Poi cospargete con le arachidi schiacciate. 
  4. Se volete potete aggiungere altro brodo o acqua, fino a trovare la vostra consistenza ideale.
  5. Servire subito finché è caldo.

Musica e danza

Musiche e danze tradizionali (in kinyarwanda “gakondo”, ovvero “tradizioni”) ruandesi sono parte integrante delle cerimonie, delle feste e degli incontri sociali fin dai tempi pre-coloniali. Di particolare importanza sono l’intore e l’amaraba, due balli tradizionali altamente coreografati e ballati collettivamente. Essi si compongono di tre fasi: 

  1. il balletto eseguito dalle donne;
  2. la danza degli eroi, eseguita dagli uomini e
  3. la batteria (l’insieme delle percussioni).

Durante le performance dell’amaraba, gli uomini sono aiutati dalle donne e questi suonano le percussioni in gruppi da 7 o 9 persone.

I ballerini di intore indossano delle gonne lunghe (o corte), delle fasce decorate con perline ai piedi e alla testa, un copricapo fatto di fili d’erba e tengono in mano un bastone dipinto a mano e/o dei piccoli scudi.

Le ballerine dell’amaraba invece indossano abiti da cerimonia, il tradizionale umushanana, una gonna lunga con un drappeggio che copre una sola spalla e un top aderente. 

Mentre gli uomini hanno una presenza più energica, le donne si muovono in modo dolce e aggraziato per mettere in evidenza la purezza e la gentilezza dei loro movimenti. 

In epoca pre-coloniale i capi del regno introdussero alcune danze di guerra, alcune delle quali prevedevano la partecipazione di eleganti ballerine. I gruppi più famosi tra loro erano gli Abangakurutwa, Ahogororangigo e Amariza

Quando, sempre in epoca pre-coloniale, si trattava di eventi cerimoniali, il Ruanda aveva tre danze principali (kwiyereka): kwiyireka umuheto, in onore di un arco; kwiyereka ingabo, in onore di uno scudo; e kwiyereka icumu, in onore della lancia. 

Alcune di queste danze sono state adattate alle danze contemporanee, mentre altre sono andate perdute.

La danza non può separarsi dalla musica che è dominata dall’ikinimba, che racconta le storie degli eroi e dei re ruandesi, accompagnata da strumenti tradizionali ruandesi come ingoma (sorta di percussioni/tamburi), ikembe (diverse lamelle di ferro, fissate ad una cassa armonica rettangolare di legno), iningiri (sorta di violino), umuduri (un archetto musicale) e inanga (cetra tipica del Burundi).

I balli tradizionali sono accompagnati anche da canti tradizionali (indirimbo), composti da molte categorie: in lode di una dinastia (urugera), i canti pastorali (amahambo), i canti corali (ibihozo), le ninne nanne, i canti d’amore, i canti di lamentela, i canti di caccia (amahigi) i canti dei guerrieri (indirimbo z’ingabo), i canti che accompagnano le danze di guerra (indirimbo z’intare) e i canti di lotta (amusare). 

Nonostante l’evoluzione della musica ruandese, quella tradizionale oggi è ancora una parte essenziale della cultura del Paese. A differenza di altri paesi del continente, in cui ogni gruppo etnico aveva una propria cultura musicale, in Rwanda questa distinzione non esiste e tende ad essere rappresentativa della nazione nel suo insieme. 

Tra gli artisti più noti citiamo Cécile Kayirebwa, Jean-Paul Samputu e il suo gruppo Ingeli, Cyprien Kagorora e Stromae (di origine ruandese).

Artigianato

Famosissimi sono i tessuti ruandesi coi loro ricami (Rutongo) con cui vengono cuciti lenzuola, tovaglie, fazzoletti, borse e zaini … . E’ possibile acquistarli nei diversi mercati del Paese (come il mercato di Kimironko), oltre agli altri tantissimi prodotti dell’artigianato tipico del Paese. Gli artigiani ruandesi si distinguono per la particolare bravura nella lavorazione del legno: si trovano gli ingabo, piccoli scudi; giochi di isigoro, maschere, animali, strumenti musicali tradizionali e vari utensili (è possibile trovarli anche in ceramica). Inoltre, si trovano anche collana e bracciali (e altri accessori) creati con la carta riciclata e numerosissimi articoli in vimini, come canestri cilindrici e le stuoi dalle fantasie a motivi geometrici da appendere alle pareti. 

Infine, troviamo l’agaseke, un cestino di fili colorati di papiro e bambù che vengono intrecciati tra loro da donne e ragazze. Questi oggetti occupano un posto d’onore sullo stemma del Paese, legato alla Terra, come simboli di pace, unità, generosità, compassione e speranza per il futuro del Ruanda e del suo popolo.

Nella vita quotidiana gli agaseke vengono intrecciati per diventare contenitori per il cibo o per essere donati in occasione di cerimonie importanti (matrimoni) come segno d’amore, pace e buon auspicio. 

L’agaseke serviva per trasportare il cibo quando si andava a visitare o a partecipare a un matrimonio e rappresentava un simbolo d’amore tra il visitatore e il padrone di casa. Veniva inoltre considerato come un simbolo di segretezza, in quanto solo il visitatore e il padrone di casa potevano conoscere il contenuto del cestino. 

Festival

La “Terra delle Mille Colline” ospita diversi festival, tra cui:

 

  • Kwita Izina, la cerimonia per scegliere il nome del gorilla. La nascita di un bambino è un’occasione importante in Rwanda da celebrare presentando il neonato al pubblico con gioia. Questa tradizione si è estesa anche ai gorilla e la Gorilla Naming Ceremony è un evento nazionale durante la quale i gorilla appena nati vengono presentati alle comunità locali, formalmente nominati e celebrati. L’evento è molto popolare tanto che negli ultimi anni ha visto aumentare il numero di ambientalisti che sostengono la celebrazione per il significato che le viene attribuito: rispetto, apprezzamento e monitoraggio di questi splendidi esemplari. Inoltre i festeggiamenti prevedono balli di gala che si tengono in tutto il Paese.
  • Umuganda, il giorno della pulizia pubblica. Più che un festival, si tratta una giornata nazionale di servizio alla comunità. Questa giornata cade nell’ultimo sabato di ogni mese e, dalle 8 alle 11, tutta la popolazione partecipa ai lavori comunitari per il bene pubblico. Durante queste ore vige il divieto di circolazione stradale in tutto il Paese e il lavoro consiste principalmente nella pulizia, compreso il lavaggio di strade e parchi. Esistono anche altre attività con lo scopo di commemorare questa giornata, come piantare alberi o partecipare a lavori ambientali. Lo scopo di queste giornate è volto a migliorare la salute del Paese ed è una celebrazione molto sentita dalla popolazione. 
  • Maratona Internazionale della Pace. Si tratta di un evento che si svolge ogni anno il 15 maggio, fin dal 2005 (data significativa per il Rwanda e che segna i 10 anni dal genocidio). Alla maratona partecipano oltre 2000 corridori dalle diverse abilità provenienti da oltre 20 Paesi. E’ una giornata piena di attività che spinge ad una interconnessione comune.
  • Giorno dell’Assunzione. Si svolge il 15 agosto, giorno che segna l’Assunzione di Maria, madre di Gesù, al cielo. Le comunità ruandesi celebrano questo giorno con grandi feste, balli e musica. 

 

  • Kigali Up: è il primo festival musicale ruandese. Nato nel 2011, ha luogo ogni anno nei mesi estivi del nord. L’evento vede la partecipazione di artisti locali e internazionali di reggae, hip hop, blues e pop che intrattengono ed entusiasmano con le loro performances il pubblico proveniente da tutto il mondo. 
  • Rwanda Film Festival, conosciuto anche come “Hillwood”, si tiene ogni anno a luglio da 10 anni. Mentre il festival ha sede a Kigali, il Rwanda film festival porta lo spettacolo in giro per il Paese, proiettando film ruandesi, africani e internazionali e tenendo workshop per il pubblico. 
  • Hobe Rwanda Festival, nato nel 2013, ha lo scopo di promuovere musicisti, ballerini e artisti locali con una festa di due giorni, di solito nel mese di settembre. Sono presenti anche artisti internazionali. Se si vuole conoscere la vera creatività ruandese, questo festival è il luogo adatto!

Per gli amanti dello sport

Il Ruanda ha fatto la sua prima apparizione ai Giochi Olimpici nel 1984 e la sua prima apparizione alle Paralimpiadi nel 2004. 

La federazione di pallacanestro del Ruanda è membro della Federazione Internazionale di Pallacanestro dal 1977. Prima del 2000, la squadra nazionale di pallacanestro del Ruanda era poco conosciuta al di fuori del paese, ma dalla metà degli anni 2000 è cresciuta in modo esponenziale sulla scena africana. La squadra maschile si è qualificata per le fasi finali del Campionato africano di pallacanestro per quattro volte di fila dal 2007. 

L’associazione calcistica del Ruanda è governata dalla Federazione calcistica ruandese (FERWAFA), fondata nel 1972 e ammessa alla FIFA nel 1978. La FERWAFA è anche affiliata alla Confederazione del calcio africano (CAF) e al Consiglio delle associazioni calcistiche dell’Africa centrale e orientale (CECAFA). La sua squadra nazionale ha fatto il suo debutto nella Coppa d’Africa nell’edizione 2004 del torneo. Una squadra del Ruanda B ha vinto la COPACEFA Cup (nota come Kagame Interclub Cup dal 2002) nel 1999, quando il paese ha ospitato il torneo. La squadra nazionale non si è ancora qualificata per la Coppa del Mondo. La più alta competizione nazionale di calcio del Ruanda è la Rwanda National Football League.

Il cricket è stato descritto come uno degli sport in più rapida crescita in Ruanda. Lo sport ha iniziato ad acquisire popolarità nel Paese quando i rifugiati sono tornati dal Kenya, dove avevano imparato a giocare. La Rwanda Cricket Association (RCA) è stata fondata nel 1999 e riconosciuta dal Consiglio Internazionale di Cricket nel 2003. 

Il ciclismo è stato tradizionalmente visto come un mezzo di trasporto in Ruanda, ma negli ultimi tempi c’è stata una crescita dello sport ciclistico nel paese. Il ciclista di mountain bike e ciclista su strada Adrien Niyonshuti è stato il primo ruandese a firmare un contratto da professionista con una squadra internazionale di ciclismo, entrando a far parte di MTN Qhubeka nel 2009. Una squadra nazionale di ciclismo, il Team Rwanda, è stata fondata nel 2007 dagli americani Jock Boyer, un ex ciclista professionista, e Tom Ritchey, un imprenditore ciclista. Il Team Rwanda è stato il soggetto di un libro, Land of Second Chances: The Impossible Rise of Rwanda’s Cycling Team e un film, Rising from Ashes. Il Tour del Ruanda si è svolto per la prima volta nel 1988. Prima del 2009, è stato contestato principalmente da ciclisti locali e ciclisti dei paesi vicini, ma alla fine del 2008 è stato sancito dalla Union Cycliste Internationale e dal 2009 è stato incluso nell’UCI Africa Tour.

Bellezze da scoprire

Sono tre i Parchi Nazionali presenti sul territorio ruandesi:

  1. Parco nazionale Nyungwe: una foresta pluviale nella Provincia Occidentale confinante col lago Kivu e la Repubblica Democratica del Congo. E’ la foresta equatoriale di montagna meglio conservata di tutta l’Africa Centrale. È posta a spartiacque tra il bacino fluviale del fiume Congo, a ovest, e quello del fiume Nilo a est. Dal versante est della foresta di Niungwe scaturisce, inoltre, uno dei rami sorgenti del Nilo. La foresta, che raggiunge l’altitudine massima di circa 3000 metri sul livello del mare presenta un particolare interesse faunistico per la presenza di nutrite colonie di scimpanzé; di colobi dell’Angola, ormai estinti in Angola a causa della caccia cui sono stati sottoposti e varie specie di cercopitechi (barbuto, dorato, argento, nasobianco del Congo, …). Inoltre il Parco ospita 75 specie di mammiferi (di cui 13 specie di primati, alcuni già citati), 322 specie di uccelli, 120 specie di farfalle e 140 specie di orchidee.
  2. Parco nazionale dei Vulcani: habitat dei gorilla di montagna, questo parco si estende fino all’Uganda e alla Repubblica Democratica del Congo. Nel parco, oltre ai gorilla di montagna (a rischio di estinzione) è possibile vedere la tipica flora della foresta pluviale con eucalipti, acacie, palme e bambù. Gli altri animali ospitati nel parco includono il cercopiteco dorato, il cefalo dorato, il bufalo, la iena maculata, il tragelafo striato (tutti mammiferi) e 178 specie di uccelli. All’interno del Parco si trovano 5 degli otto vulcani dei monti Virunga: Karisimbi, Bisoke, Muhabura, Gahinga e Sabyinyo.
  3. Parco nazionale dell’Akagera: situato nella Provincia Orientale al confine con la Tanzania. Il parco presenta diversi habitat, tra cui savana, montagna e pianura alluvionale. Comprende inoltre diversi laghi, come Shakani e Ihema. Importante per l’elevata presenza faunistica, il Parco ospita topi, impala, elefanti, ippopotami, giraffe, coccodrilli, leopardi, leoni, iene maculate, antilopi e più di 500 specie di uccelli.  

Altri luoghi che meritano di essere citati sono: i memoriali sparsi per il Paese (memoriale di Kigali e i siti di Nyamata, Murambi, Bisesero e Gisozi); il museo nazionale di Butare e quello del Ruanda; i laghi di Kivu, Muhazi, Ihema, Rweru, Burera, Ruhondo, Mugesera e Cyohoha South; nella regione pianeggiante e paludosa tra il lago Mugesera e il lago Rweru ci sono diversi laghi più piccoli e poco profondi; i fiumi Kagerà, Ruzizi e Luguka; e gli otto centri urbani: Kigali (la “Zurigo africana”), Byumba, Huye (ex Butare), Karongi (ex Kabuye), Kibungo, Muhanga (ex Gitarama), Musanze (ex Ruhengeri) e Rubavu (ex Gisenyi).

 

Introduzione storica a cura di Francesco Scannavini 
Articolo di Caterina D’Onofrio e Marta Previtali

 

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